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La Cassazione, con la recente sentenza n.20130/2020, ha ulteriormente ampliato le possibilità di recupero dell’evasione IMU sulla doppia “prima casa”.

Capita che i coniugi abbiano diversa residenza, l’uno nell’appartamento in città e l’altro in quello turistico, al fine di evitare il pagamento dell’IMU su quella che dovrebbe essere l’abitazione riservata alle vacanze.

I Comuni hanno sempre accertato le ipotesi di spacchettamento della famiglia, anche alla luce della giurisprudenza loro favorevole formatasi in tema di ICI. Tuttavia tale accertamento richiedeva un’accurata verifica circa l’assenza di una reale residenza, ad esempio attraverso il controllo dei consumi di energia e simili.

Alla luce della sentenza in oggetto, tale accertamento diventa oggi assai più semplice. Oltre a confermare l’illegittimità di tale soluzione, già stabilita nella sentenza 4166/2020, la Cassazione aggiunge una precisazione con conseguenze assai peggiori: in caso di frazionamento della famiglia su due diverse residenze, nessuna delle due abitazioni potrà considerarsi come “principale”; né quella di città, né quella di vacanza.

La conseguenza è quindi che, invece dell’esenzione, vi sarà l’obbligo di pagare l’IMU su entrambe le abitazioni.

Il rischio è quindi oggi che entrambi i Comuni dove si trovano le abitazioni procedano con accertamenti, con possibilità di recuperare gli omessi versamenti per gli ultimi cinque anni.